venerdì

Lo smarrimento del pinguino

Tre lunghissimi giorni sono passati da quella follia. tre lunghissimi giorni passati nel freddo della sua solitudine, abbandonato in un angolo come un fazzoletto sporco, rinchiuso nello scomodo, gelido igloo, oramai diventato l’unica protezione rimastagli da un mondo che non tollera simile tracotanza. e che lo deride, ridicolizzandolo a barzelletta da raccontare fra una testa di pesce e l’altra. etichettato a povero illuso che pretende di piegare le leggi del mondo, mal sopporta gli sguardi compassionevoli dei suoi genitori: “nostro figlio è una tale delusione” legge nei loro volti, “e dire che era un pinguino così promettente”. sconsolato, triste, abbandonato, solo, inchiodato al suolo dal suo fallimento: fissa le fasciature sulle sue ali, come se queste non gli appartenessero, appendici morte che l’hanno tradito proprio nel momento del bisogno. “dove ho sbagliato?” pensieri pesanti come macigni “cosa è andato storto?” finché un terribile dubbio comincia a prender forma nella sua mente: “forse è davvero impossibile, volare?”

la solidità del sospetto lo schiaccia, lo soffoca, mentre tutte le sue sicurezze sono soffiate via come neve nel vento artico. desolato getta gli occhi a terra, esausto si abbandona a un pianto liberatorio, nel quale sfoga tutta la sua disperazione, il suo sconforto per una natura crudele che l’ha sedotto, illuso e poi ingannato, abbandonandolo coi cocci del suo sogno.

ma è proprio nell’oscurità più cupa che la luce rifulge più forte. tre colpi lo riportano alla realtà, riempiono d’aria i suoi polmoni: “andate via!” la sua voce risuona stridula, spezzata; i colpi si ripetono con più insistenza. lentamente si asciuga le lacrime, e come un sacco vuoto il pinguino si trascina rassegnato fino alla porta, strusciando i piedi palmati: sulla soglia lo aspettano tre suoi compagni. timidi, goffi, i tre saltellano nervosi sulle pinne e si massaggiano il collo; uno di loro lo conosce: da piccolo era solito giocare con lui sullo scivolo di ghiaccio.
-che volete? - sbotta sgarbatamente
-ti abbiamo visto, sulla montagna
-e quindi? - già si aspettava l’ennesima risata canzonatoria
silenzio. i tre si scambiano gli sguardi, si fanno un cenno con la testa. poi, con tono impacciato ma risoluto:
-anche noi vogliamo volare.

il pinguino sbarra gli occhi, meravigliato.
pessere? nel silenzio dell’indifferenza emerge un rumore ovattato.